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Il tempio A


 


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Sull'acropoli sorgono  il Tempio A ed il Tempio O dedicati a Castore e Polluce, il primo è un periptero esastilo di 40,23 X 16,23 metri ed aveva due scalette circolari fra il pronao e la cella (sopraelevata di un gradino rispetto al pronao) che portavano sul tetto. Sul pavimento del pronao sono stati ritrovati i segni di Tanit, del caduceo ed una testa di toro circondata da foglie di alloro .
Ad est sono stati rinvenuti i resti di un edificio con pianta a T, forse un'ara o i propilei del tempio.
Infine, il tempio O, situato a nord del tempio A, molto simile ad esso.

Ricostruzione in sughero di Paolo Lipari

 

Solo l'intenso studio delle rovine molto dissestate e dei suoi elementi permette l' affermazione che il tempio A costruito intorno alla metà del V sec.a.C. era il tempio classico più armonioso e perfetto di Selinunte. L'occhio sensibile, tuttavia, apprezza la bellezza classica delle precise forme delle membrature architettoniche e specialmente dei capitelli, nonostante l'avanzato stato di corrosione. Nel tempio dalle dimensioni generali moderate (stilobate 16.23/40.24 m), le colonne, disposte nel rapporto di 6/14, ormai canonico per i templi dell'occidente greco, e con interassi  normali uguali ai fronti e lati, racchiudono la cella in perfetta simmetria. Per risolvere il noto conflitto d'angolo dell'ordine architettonico dorico di età classica, dovuto al fatto che agli angoli e i triglifi non possono coincidere assialmente con le rispettive colonne, si contraggono gradualmente gli interassi delle colonne più vicine agli angoli. Inoltre fu data alle colonne una leggera inclinazione verso l'interno del tempio per pareggiare le restanti piccole differenze e per poter formare, infine, il fregio, i triglifi e metope con la massima regolarità. Tale leggera inclinazione intenzionale, un accorgimento noto dai templi classici della Grecia stessa, - e qui notata soltanto con precise misurazioni, - contribuisce sensibilmente alla resa plastica e compatta del volume del tempio intero ed è un ulteriore indizio per l'alto livello architettonico - artistico di questo nobile monumento.
Una sima riccamente decorata di prezioso marmo greco-insulare incoronava l'alzato ben proporzionato. Nella cella,  il pronao,  vano d'ingresso orientale con due colonne in antis viene controbilanciato ad ovest dell'analogo
opistodomo. Dal naos è separato l'adyton, il vano per la statua di culto che a Selinunte sembra irrinunciabile, il che porta a delle proporzioni insolitamente raccorciate, ma proprio per questo molto armoniose, della sala principale. Un elemento particolarmente elaborato sono le due scale a chiocciola ricavate nella parete d'ingresso al naos, un dispositivo che si spiega solo con delle esigenze del culto che rimangono, però, oscure. E' questo il primo esempio della scala  a chiocciola in tutta la storia dell'architettura. Il tempio creava un' unità architettonica col suo grande altare che, a sua volta, è il più complesso esempio di questa tipologia in età classica. Infatti l'altare stesso riprendeva nel piccolo tutte le forme del grande tempio periptero. La mensa dell'altare era racchiusa da un colonnato con una intera trabeazione dorica, il tutto si alzava sulle relative gradinate e due interi frontoni fungevano da guance d'altare. Solo la fiancata rivolta verso il tempio era interrotta dalla lunga scalinata indispensabile per le funzioni di culto.