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Le piccole metope


 


Sono sei, in tufo, appartenute (come fanno supporre le dimensioni abbastanza simili) forse ad un unico edificio templare, forse (come fanno supporre i punti diversi in cui sono state ritrovate) a più edifici templari, che non conosciamo ma che certamente dovevano trovarsi all'interno dell'acropoli, di cui uno potrebbe essere il c.d.
"tempio delle piccole metope", il cui basamento rettangolare è posto ad est del tempio D. Furono reimpiegate
nella cinta muraria dopo la distruzione del 409 a.C., quando i templi dovevano essere già crollati e per necessità
di difesa i Selinuntini non badarono più a conservare opere d'arte. Una notevole diversità stilistica, rilevabile all'interno dell'apparente somiglianza, può autorizzare a distinguerle in tre gruppi, in ognuno dei quali in maniera varia confluirono il gusto del committente (l'autorità religiosa o civile) e la capacità dell'artigiano. Tracce di colore ancora rilevabili autorizzano a pensare che almeno in alcune parti queste metope fossero intensamente colorate.
E' chiara in esse la matrice culturale greco-orientale, ma vi è nel contempo presente una certa componente locale. Le prime quattro furono rinvenute nel 1892 da A. Salinas presso la torre semicircolare oltre la porta nord; le ultime due da V. Tusa nel 1968 nella torre che sta alla estremità meridionale della cinta muraria del lato est. Sono
databili fine VII- inizi VI secolo a.C.,

La triade delfica Sfinge alata Europa sul toro
Eracle e il toro cretese Demetra, Kore ed Hekate

Demetra e Kore su quadriga



La triade delfica:
E' composta di una ventina di frammenti, rinvenuti in tempi e in punti diversi. A sinistra è Apollo (con la lira), al centro Latona (con nella destra una corona, quale sposa di Zeus), a destra Artemide (con un arco nella mano destra). Per il modellato e la resa delle figure dà l'impressione di maggiore arcaicità rispetto alle altre, che si
connota per un modo di espressione rigido e cerimoniale e conserva ancora (per la rigida stasi e l'isolamento di fatto in cui si trovano le figure accostate delle tre divinità) motivi dedalici. Da notare anche la testa di prospetto e
le gambe di profilo della figura di Apollo. Potrebbe aver decorato un piccolo tempio dedicato appunto alla triade delfica subito dopo la fondazione della città (in un secondo tempo, riaffermata la loro posizione, i Selinuntini
avrebbero dedicato un tempio ad ognuna di queste divinità: C ad Apollo, A a Latona, 0 ad Artemide).
La tecnica, più grafica che scultorea dei seguenti tre pannelli, il loro stile convenzionale e privo di ogni accento, rivelano un'opera di riflesso eseguita dietro un modello semplicemente disegnato. Le figure sono ridotte a profili piatti, piuttosto disegnate che scolpite. La ricerca dell'ornamentazione vi supplisce all'osservazione della natura. I motivi sono esotici, d'ispirazione protoionica o rodiese o corinzia, importati a Selinunte dalla intermediazione sia dei Rodiesi di Gela, sia dei Corinzi di Siracusa; essi rimontano ai primi saggi tentati per trasporre sulla pietra i soggetti della ceramica o della cesellatura su metallo. Per le forme lucide e gentili si collocano tra la precedente e le due successive.

 


Sfinge alata:


Proveniente dall'Egitto e passato nell'area orientale, il motivo della sfinge (mostro che, secondo la mitologia greca, infestava la Terra fino a quando gli Eroi non la liberarono) è documentato in Sicilia da questo unico esempio, che si può spiegare colle origini e colle vicende di Selinunte. Evidenti, quindi, gli elementi orientali sia di forma che di contenuto. La Sfinge vi è rappresentata volta a destra, ritta sulle zampe anteriori, e piegata ma non accovacciata su quelle posteriori; un'ala; i capelli resi a calotta sulla testa e con quattro trecce che scendono sulla spalla destra; la coda, straordinariamente lunga, descrive una voluta. Manierata e povera è la tecnica del rilievo, dove, come s'è detto, la ricerca dell'ornamentazione supplisce all'osservazione della natura: viso più grassotto di quanto non lo vorrebbero le forme sfiancate del corpo; profilo dagli occhi esorbitati, dalle labbra carnose, dal mento sporgente.


 

 

 

Europa sul toro:
Riproduce l'episodio mitologico di Zeus, che si trasforma in toro per rapire Europa mentre coglie fiori su una spiaggia della Fenicia. Il toro avanza sul mare (simboleggiato da due delfini che guizzano fra le sue zampe anteriori), le zampe piegate, non per indicare che nuota, ma, secondo una convenzione familiare all'arte arcaica,
per esprimere la rapidità della sua corsa. Europa, vestita con un lungo chitone su cui è posta una pesante mantellina, con la destra si appoggia sul dorso dell'animale, mentre con la sinistra si afferra al corno destro; il suo atteggiamento palesa la sua apprensione, ed è tuttavia grazioso e naturale nella misura consentita da questa strana cavalcata. Questa metopa è la più antica rappresentazione conosciuta di questo mito cretese, il cui soggetto non risulta molto comune in Occidente. La composizione non manca di movimento. Da notare: la posizione nettamente frontale della testa del toro su un collo possente tutto pieghettato come la giogaia; la lunga coda, -con un fiocco fitto alla estremità, si ripiega sul fianco per rientrare nel quadro; la testa di prospetto e le gambe di profilo nella figura d'Europa; l'elegante movenza del corpo animale; la fine esecuzione dei riccioli sulla fronte del toro e delle solcature che segnano il perimetro dei suoi grandi occhi; la resa dei delfini compositivamente complici del ratto. Il quadro è un po' stretto per il lungo corpo della bestia, che l'artista ha dovuto un po' contrarre e concentrare. Ma le proporzioni tra la figura umana e l'animale non sono troppo contrastanti. Le figure sono ridotte a profili piatti, piuttosto disegnate che scolpite su un campo che doveva essere dipinto in rosso. La ricerca dell'ornamentazione con civetterie puerili supplisce all'osservazione della natura e all'assenza del modello e del rilievo.


 

 

Eracle e il toro cretese:
Manca quasi tutta la raffigurazione, essendo stato il rilievo spianato perché il masso venisse impiegato in una nuova costruzione. I contorni, che della tormentata metopa sussistono, mostrano un corpo di toro magro come quello della metopa d'Europa, con la stessa voluta della coda; il corpo di Eracle aveva una muscolatura molto convessa. Possiamo supporre che Eracle (incaricato di andare a Creta, secondo la leggenda, per catturare il toro che aveva suscitato una passione morbosa in Pasifae, moglie di Minosse) s'è curvato per afferrare il toro per le froge e per le corna e lo ha già prostrato sul davanti. S'indovina, sul fondo, la presenza di un terzo personaggio: indubbiamente Atena con la lancia. Potrebbero provenire da un tempio dedicato a Demetra. Per lo stile si pongono fra le quattro metope precedenti e quelle del tempio C.: c'è una maggiore vitalità delle figure rispetto alle prime, ma non vi si coglie la costruzione di più largo respiro che è nelle seconde.



Demetra, Kore ed Hekate:

 

E' composta da due grossi frammenti e da varie schegge. Vi sono raffigurate Demetra (al centro) e Kore (a sinistra) quando si. ritrovano dopo l'uscita di questa dall'Avemo; Hekate (a destra) va loro incontro, per accogliere Kore e restare da allora in poi sua compagna. Le tre figure sono rappresentate di profilo.


 

 

 

Demetra e Kore su quadriga frontale:

Vi sarebbe rappresentata Demetra, che, dopo aver ritrovato la figlia, la conduce in vetta all'Olimpo su una quadriga di cavalli bianchi. La posizione araldica dei due cavalli laterali affrontati fanno di questa metopa un
unicum della scultura greca. I volti delle due figure, straordinariamente simili, esprimerebbero l'unità sostanziale di madre e figlia personificanti il grano nel suo duplice aspetto come semi e come spighe mature. Da rilevare l'evidente influsso della cultura orientalizzante (nei cavalli in posizione araldica) e l'accentuato ionismo del volto delle figure. Questa metopa "rappresenta a tutt'oggi la più gioiosa e candida epifania della divinità, a cui tutto il suolo della Sicilia era consacrato" (Paribeni). Ma se una delle due figure è -come taluni opinano- maschile, allora avremmo "Il ratto di Kore da parte di Hades".