Figlio di Aristeo e di Autonoe (quest'ultima figlia di Cadmo), Atteone, secondo la tradizione mitologica, educato dal centauro Chirone, divenne un abile cacciatore. Egli, però, subì una terribile punizione da parte della dea Artemide, indignata con lui o perchè, secondo alcune fonti, Atteone avrebbe peccato di superbia vantandosi di essere un cacciatore più abile della dea stessa (Artemide era la dea della caccia) , o perchè, secondo altre fonti, egli avrebbe guardato la dea nuda mentre faceva il bagno nella fonte Parteia. Anche sulla punizione subita da Atteone, la tradizione mitologica ci ha lasciato due versioni. Secondo la prima, Atteone venne mutato dalla dea in un cervo e quindi fu sbranato dai suoi cani. Nella seconda versione, invece, Atteone non venne trasformato in un cervo, ma venne ugualmente sbranato dai suoi cani perchè la dea gli gettò addosso una pelle di animale, aizzazndo così i cani contro di lui. Questa seconda versione si riscontra in un carme del poeta Stesicoro e ad essa chiaramente si ispira l'artista delle metope selinuntine. Il mito dello sbranamento di Atteone ha un precedente nella leggenda di Orfeo fatto a pezzi dalla Baccanti o dalle fiere, ed è stto ripreso, nella duplice versione, in alcune figurazioni della ceramica attica ed etrusca. Una ricostruzione moderna del mito, ricca di significati simbolici, la ritroviamo anche negli Eroici furori di Giordano Bruno e in un idillio di Givan Battista Marino.