Per chi vuole visitare gli scavi della collina di Manuzza è consigliabile seguire un viottolo che dalle fortificazioni nord dell'acropoli conduce al piano di Manuzza oppure, più agevolmente, percorrere la stradella che si stacca dalla via che congiunge i templi orientali all'acropoli subito dopo aver superato il Gorgo Cottone. Lungo questa via Dieter Mertens ha riportato alla luce i resti delle mura arcaico-classiche.
Al centro di Manuzza i recenti sondaggi condotti dall'equipe francese hanno evidenziato tra la strada 6 e lo stenopos IV, un incrocio.
La stessa strada 6 nel versante est pare delimitare un'area a pianta trapezoidale, dove era posta l'agorà simile a quella di Megara Hiblea. In questa zona è stato rinvenuto un edificio monumentale, costruito sulla roccia di cui restano le fondazioni, realizzato con la tecnica di costruzione a blocchi di tufo del quale sono stati posti in luce nel 1985 i muri ortogonali occidentale e settentrionale, lunghi 14,50 m. x 10,00 m. si tratta, con tutta probabilità, di un edificio pubblico databile alla prima metà del V secolo a.C. interpretato come un portico posto lungo un asse principale presso l'agorà.
Seguendo la stradella si arriva all'estrema punta nord occidentale del piano di Manuzza dove è stato messo in luce, nel 1974 da Antonia Rallo, un'insula posta in un settore urbano della città, costituito da insulae allungate sviluppatesi intorno alla fine del VII secolo a. C. su uno strato indigeno.
A questa fase greco-arcaica sono assegnabili due abitazioni di tecnica costruttiva megarese sovrapposte ad una capanna indigena, gli ambienti, allineati perpendicolarmente all'isolato e longitudinalmente a un ipotetico muro di spina, aprono a sud su un cortile. L'abitato mancava di una rete viaria preordinata e tra le abitazioni sorgevano grandi spazi urbani liberi; ciò testimonia che la collina non era ancora densamente popolata. Successivamente, intorno alla prima metà del VI secolo a.C., venne realizzata una prima rete viaria e le abitazioni furono allineate sul bordo dello stenopos I ovest orientato NNO-SSE largo 3,60m. Parallela allo stenopos I ovest è la plateia 0 (numerazione Rallo) lastricata durante la seconda metà del V secolo a. C., larga 8,50 m. la quale al limite settentrionale del pianoro curva verso ovest fino ad incontrare lo stenopos I ovest. Verso la metà del VI secolo a. C. assistiamo al rialzamento e all'ampliamento della strada di circa 60 cm., si ha così un arretramento dell'insula che diventa 29,20 m., le abitazioni si presentano ancora costruite con piccoli blocchi di pietra mentre i grandi blocchi sono utilizzati come soglie o pilastri. L'isolato si riempie di case che nel corso del V secolo a. C. raggiungono i due piani d'altezza. Dopo la distruzione cartaginese del 409 a. C. una nuova ristrutturazione investe l'insula e nuove abitazioni vengono costruite con la tecnica dei "muri a telaio". L'assenza di botteghe artigiane in questo settore periferico della città fa avanzare l'ipotesi che la zona, data la sua posizione verso settentrione, possa aver avuto carattere strategico. Quasi tutte le abitazioni poste in luce sono intersecate da tombe punico-ellenistiche appartenenti ad una necropoli sorta su tutta la zona settentrionale di Manuzza tra il secondo quarto e la seconda metà del IV secolo a. C., con tombe terragne, a lastroni, a cappuccina o foderate con pietre a secco poste di taglio. Una necropoli sviluppatasi quando tutta l'area era stata abbandonata e la città si era ristretta sulla collina dell'acropoli e sui margini di Manuzza più vicini ad essa.