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Ad ovest dell'Acropoli , in contrada Gaggera si trovano i resti di un santuario dedicato ad una divinità femminile, forse Demetra. Si accedeva all'area sacra attraverso un propileo coperto, con due frontoni alle estremità: qui erano due altari per i sacrifici, un pozzo ed il tempio della Malophoros. ll tempio propriamente detto era un megaron con pronao, cella e adito, senza basamento e colonne. Costruito ed ampliato a più riprese, in esso si fondono elementi dorici, ionici e punici. |
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Nel santuario sono state ritrovate circa 12.000 figurine votive in terracotta di varie epoche e tutte raffiguranti una divinità femminile. Sono stati inoltre rinvenuti vasi corinzi e protocorinzi, stele, un bassorilievo raffigurante Plutone che rapisce Persefone e numerose lucerne di epoca costantiniana, a testimonianza di un insediamento cristiano sulle rovine del Santuario. |
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Ricostruzione
del Santuario |
Approfondimenti
L’area sacra, messa in luce durante gli scavi effettuati da Cavallari e Patricolo nel 1818 e da Salinas nel 1903-1905, è stata sistematicamente indagata tra il 1915 ed il 1926 da Gabrici, che rinvenne una quantità immensa di materiali archeologici, attualmente conservati nel Museo Archeologico Regionale di Palermo. Insieme al Tempio M rinvenuto a Nord ed all’area sacra rinvenuta a Sud, presso la foce del fiume, il Santuario della Malophoros fa parte di un insieme di temene contigui che allora si affacciavano quasi direttamente sulla sponda destra dell'estuario navigabile del Modione (Selinon). Tali santuari delimitano la città sul lato occidentale, ad Ovest del fiume Modione, e seguono nell’orientamento degli edifici gli allineamenti principali del tessuto urbano. Il complesso architettonico della Malophoros è costituito in realtà da due aree sacre. Alla prima, più grande ed articolata, delimitata da un alto muro di cinta, si accede da un propileo con facciata interna ed esterna a due colonne, databile alla metà del V secolo a.C., affiancato a Nord da un portico a pilastri per la sosta dei fedeli ed a Sud da un grande ambiente accessibile dall’interno del temenos, che si ritiene consacrato ad Ecate sulla base di un documento epigrafico rinvenuto nelle vicinanze. Nella zona alta dell’area sacra, leggermente scoscesa verso Est, vi è un edificio templare di forma rettangolare senza peristasi, diviso in tre ambienti e con l’ingresso ad Est che, preceduto da una costruzione più antica non più visibile, è databile nel VI secolo a.C. ed è stato restaurato dopo il 409 a.C. Davanti al tempio vi è un altare monumentale a cassa, all’interno del quale è stato rinvenuto gran parte del materiale votivo di età arcaica. Tra i due monumenti corre una canaletta per l’acqua, che attraversa tutta l’area del Santuario della Malophoros e prosegue oltre i limiti del muro di cinta. Essa proviene dalla Fontana della Gaggera, inserita verosimilmente in un altro temenos, delimitato dal muro a gradoni rinvenuto a Nord della seconda area sacra. Di quest’ultima, più piccola, consacrata a Zeus Meilichios e ad una divinità paredra, si conservano le fondazioni di due porticati ai lati di un’area quasi quadrata con un propileo ad Est e parte dell’alzato di un tempietto distilo accostato al muro occidentale. Ad Ovest di quest’ultimo, che presenta all’esterno dei contrafforti a distanze regolari, vi è un altare con il piano sacrificale diviso da ‘guance’ in due deposizioni ed una serie di stele, in parte aniconiche, in parte antropomorfe.