Le necropoli sono state esplorate solo in parte: dai rinvenimenti si é visto che il rito dell'inumazione, dentro le tombe scavate nel tufo era molto praticato; nella necropoli di Manicalunga era in uso anche il rito della cremazione.
Tomba
costituita da blocchi di pietra squadrata, coperta da poderosi lastroniI reperti di Galera Bagliazzo risalgono al VII-VI
secolo a. C.; nella necropoli è stata scoperta la statua bronzea nota come
"Efebo di Selinunte"; la ceramica di Manicalunga è più recente.
Approfondimenti
Le necropoli di Selinunte, tutte ubicate fuori dalla città ad eccezione della piccola necropoli ad incinerazione sorta sulle pendici sud-orientali di Manuzza riferibile al primo stanziamento coloniale (metà del Vil secolo a.C.), si dividono in tre distinte aree comunemente chiamate: Buffa, a settentrione della collina orientale; Galera Bagliazzo, a 250 m. a nord-est della collina di Manuzza; Pipio Bresciana e Manicalunga Timpone nero, ad occidente della collina della Gaggera. La necropoli di contrada Buffa, sempre considerata la più povera delle necropoli selinuntine, appartiene, stando ai ritrovamento effettuati dagli scavi svolti negli anni sessanta dalla "Fondazione Mormino", alla fine del VII e al VI secolo a. C. All'ingresso di questa è una grande "fossa votiva" dalla forma triangolare (25 m. x 18 m. x 32 m.) dentro la quale sono stati ritrovati moltissime terracotte votive figurate e vasi contenenti resti di ossa di animali, forse resti di sacrifici, che portano a supporre, data l'abbondanza, a un luogo di offerte per i defunti. La necropoli Galera Bagliazzo, già individuata da Tommaso Fazello nel XVI secolo, è posta a nord della città collegata a Manuzza da una grande strada. Nella suddetta, che occupa l'omonima collinetta su una superficie di circa 4.500 mq., si cominciò a seppellire nel VI secolo a.C. grazie all'estensione urbana avvenuta sul colle di Manuzza, si eseguiva il rito dell'inumazione dentro tombe scavate nel tufo o nella terra rivestite e coperte da lastre tufacee. Molte tombe presentano due loculi ed anche un doppio fondo, altre ancora sono a camera piramidale incavata. Le suppellettili ritrovate dentro le tombe sono di tipo protocorinzio (ariballoi e kotylai riferibili alla fase
di fondazione della città), corinzio e corinzio evoluto. A quest'ultimo stile appartengono i vasi con decorazione tratta dal mondo vegetale e con grandi figure di animali. Dalla stessa necropoli provengono vasi con decorazioni di stile subgeometrico e lineare e buccheri di produzione etrusca che testimoniano i rapporti commerciali tra Selinunte e l'Etruria. Nella necropoli Galera Bagliazzo venne casualmente scoperta nel 1882 la statua bronzea nota come
"Efebo di Selinunte", acquistata dal comune di Castelvetrano, trafugata nel 1962 ed in seguito ritrovata, temporaneamente esposta al Museo Regionale Archeologico di Palermo e oggi nel Museo Civico di Castelvetrano.. La necropoli di Manicalunga e Timpone Nero, scoperta nel 1871 dall'archeologo F. S. Cavallari, con sepolture appartenenti al VI - V secolo a. C., è la più estesa e la più ricca delle necropoli selinuntine. La lontananza della necropoli dalla città fa, ancora oggi, dubitare se essa sia appartenuta a Selinunte o a qualche altro insediamento posto nel suburbio della città. In questa necropoli al rito dell'inumazione si accosta quello dell'incinerazione dentro pithoi o anfore, di tipologia e dimensioni diverse. Le tombe degli inumati delle necropoli di Manicalunga e Timpone Nero, come quelle dell'attigua contrada Pipio-Bresciana, sono costituite da sarcofagi in terracotta o da sarcofagi formati da blocchi di tufo oppure da vere e proprie camere con copertura a falde spioventi (cappuccina) munite di ingresso, adatte a contenere più sarcofagi. Alcune tombe della necropoli inglobano tombe dell'età del bronzo appartenute ad un preesistente villaggio sorto nei pressi. Dall'estesissima necropoli provengono corredi vascolari a figure nere sul fondo rossiccio della stessa argilla e vasi attici a figure rosse ed ancora ceramiche a figure policrome su fondo biancastro.